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Squalificazione della comunicazione. Scheda informativa

Squalificazione della Comunicazione - Photo Dylan-Gillis-KdeqA3aTnBY-Unsplash

Nella comunicazione tra persone, pochi meccanismi risultano tanto sottili quanto pervasivi come la squalificazione della comunicazione.

Il concetto è stato elaborato da Paul Watzlawick e dai suoi colleghi della Scuola di Palo Alto (California) nella loro opera Pragmatica della Comunicazione Umana. Rappresenta uno dei fenomeni più insidiosi che possono minare le fondamenta stesse del dialogo interpersonale.

La squalificazione si configura come una strategia di comunicazione patologica, un paradosso vivente in cui si comunica in modo attivo per invalidare la comunicazione stessa.

Come un ponte che, mentre viene attraversato, erode i propri pilastri, questo meccanismo crea un corto circuito nel fluire dello scambio relazionale. 

Genera confusione, ambiguità e, come conseguenza finale, sofferenza psicologica.

Comunicare sulla comunicazione

Per comprendere il fenomeno della squalificazione della comunicazione, occorre collocarlo all’interno del sistema teorico sviluppato dalla Scuola di Palo Alto.

Secondo questo approccio, la comunicazione umana è regolata da cinque assiomi fondamentali, tra cui spicca il principio che “è impossibile non comunicare”. Ogni comportamento in presenza di altri esseri umani ha valore di messaggio, anche il silenzio, anche l’immobilità.

La squalificazione della comunicazione si inserisce in questo panorama come una forma perversa di “comunicazione sulla comunicazione” (metacomunicazione) che, anziché chiarire e arricchire lo scambio, lo sabota dall’interno.

La squalificazione opera attraverso la distorsione sistematica sia del contenuto (ciò che viene detto) sia della relazione (come viene detto e in quale contesto).

Genera paradossi interpretativi che lasciano l’interlocutore in uno stato di disorientamento cognitivo ed emotivo.

Come sottolinea Watzlawick: “Una persona che si trova in una situazione in cui dovrebbe reagire e non può abbandonare il campo, può squalificare la comunicazione. Può comunicare in modo da invalidare le proprie comunicazioni o quelle dell’altro”.

Questa definizione evidenzia la natura strategica della squalificazione, spesso impiegata come meccanismo di difesa in contesti relazionali percepiti come minacciosi o ingestibili.

I 4 meccanismi della squalificazione

La squalificazione si manifesta attraverso precise strategie comunicative che possono essere identificate e analizzate. Possiamo individuare quattro principali meccanismi operativi,

1. Contraddizione tra livelli comunicativi

Questo meccanismo sfrutta la discrepanza tra il messaggio verbale (livello del contenuto) e i segnali non verbali che lo accompagnano (livello della relazione).

Quando un marito dichiara alla moglie “Ti ascolto sempre”, mentre fissa lo smartphone, sta producendo una contraddizione che invalida entrambi i livelli comunicativi (verbale e comportamentale). E genera un messaggio difficile da decifrare.

Bateson, altro illustre membro della Scuola di Palo Alto, definirebbe questa situazione come un esempio di “doppio legame”, in cui qualsiasi interpretazione scelta dall’interlocutore risulterebbe inadeguata.

Prendere per buono il messaggio verbale, vorrebbe dire ignorare l’evidenza non verbale. Reagire al comportamento significherebbe essere accusati di non ascoltare le parole.

2. Ambiguità manifesta

Questa strategia di squalificare la comunicazione, prevede l’uso intenzionale di metafore, allusioni o fraintendimenti che creano vaghezza interpretativa.

Quando a una persona che esprime “Mi sento trascurato” viene risposto “Sei troppo sensibile, parliamo piuttosto del meteo”, si sta attuando una deviazione.

Da un lato si squalifica il contenuto emotivo del messaggio; dall’altro anche il diritto stesso dell’interlocutore di esprimere un disagio.

L’ambiguità può manifestarsi anche attraverso generalizzazioni (“tutti fanno così”) e stereotipi (“è tipico delle donne/degli uomini”).

Oppure con espressioni dal significato sfumato che costringono l’altra persona a un continuo lavoro interpretativo, sottraendo energia alla comunicazione autentica.

3. Mescolanza dei linguaggi

Di tipo sofisticato è la squalificazione della comunicazione che avviene attraverso la mescolanza incongrua di linguaggio digitale (verbale, logico, discreto) e analogico (non verbale, emotivo, continuo).

Bateson e Watzlawick hanno analizzato come questi due codici comunicativi seguano regole differenti. E siano adatti a veicolare tipi diversi di informazione.

Un esempio emblematico è quello del partner che, dopo un litigio, abbraccia l’altro dicendo “Non meritavi questo gesto”: il codice analogico (abbraccio) esprime vicinanza e riconciliazione, mentre il codice digitale (frase verbale) comunica giudizio e distanza.

L’interlocutore si trova così di fronte a un messaggio “schizofrenico”, impossibile da elaborare in modo coerente.

4. Discontinuità comunicativa

Questo meccanismo opera interrompendo il flusso naturale della comunicazione. Lo fa attraverso cambi improvvisi di argomento o interpretazioni arbitrarie della sequenza comunicativa.

Quando durante una discussione importante, una persona interrompe dicendo “Hai ragione, ma oggi ho mal di testa”, sta operando una “punteggiatura” che tronca in modo artificiale lo scambio.

La discontinuità sequenziale è efficace nel prevenire la risoluzione dei conflitti, poiché impedisce di giungere a conclusioni condivise o a una vera comprensione reciproca.

Come osserva Virginia Satir, terapeuta familiare influenzata dalla Scuola di Palo Alto: “La comunicazione è come un grande ombrello che copre e influenza tutto ciò che accade tra esseri umani”. E la sua interruzione strategica lascia le persone esposte all’incertezza relazionale.

Differenza tra squalificazione e disconferma

È fondamentale, nell’analisi della squalificazione della comunicazione, distinguerla da un fenomeno all’apparenza simile, ma che è differente a livello concettuale: la disconferma.

La squalificazione altera la comunicazione (mantenendo un contatto, seppur distorto), la disconferma nega la comunicazione alla radici.

Nella squalificazione della comunicazione, il messaggio implicito è: “Tu esisti, ma ciò che dici è insensato o irrilevante”. Ne è esempio rispondere a una richiesta d’aiuto con “Sei sempre così drammatico”.

Nella disconferma, invece, il messaggio è più radicale: “Tu non esisti come soggetto comunicativo”. L’esempio tipico è ignorare del tutto la presenza fisica di qualcuno durante un discorso, come se fosse invisibile.

La disconferma risulta, secondo gli studiosi di Palo Alto, ancora più dannosa per l’identità dell’individuo, poiché mina il senso stesso di esistenza sociale.

Come evidenziato da Laing, psichiatra che ha dialogato con la Scuola di Palo Alto: “Non sentirsi confermati come persone è un’esperienza che può scuotere nel profondo il nostro senso di realtà”.

Impatto psicologico e nelle relazioni

Gli effetti della squalificazione sistematica sono profondi e stratificati, manifestandosi a diversi livelli dell’esperienza umana:

La prima conseguenza è uno stato di confusione tra la realtà percepita e i messaggi ricevuti.

Quando qualcuno dice “Mi dice di fidarmi, ma evita ogni confronto”, sta descrivendo in modo preciso questo stato di dissonanza cognitiva, tra realtà e messaggio.

Il cervello umano, programmato per cercare coerenza, si trova costretto a elaborare di continuo informazioni contraddittorie, con un dispendio energetico emotivo e cognitivo significativo.

La squalificazione ripetuta erode un po’ alla volta anche il senso di capacità di agire dell’individuo, generando una sensazione di impotenza comunicativa sintetizzabile nel pensiero: “Qualsiasi cosa dica verrà distorto”.

Le dinamiche di squalificazione della comunicazione tendono, poi, a cristallizzare i partecipanti in ruoli rigidi, all’interno del sistema relazionale.

La fissazione di schemi come “vittima-persecutore” – attraverso ripetute invalidazioni – crea un equilibrio disfunzionale che, in modo paradossale, garantisce la stabilità del sistema stesso. 

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