Vai al contenuto
Home » News » Manipolazione e ambivalenza. Scheda informativa

Manipolazione e ambivalenza. Scheda informativa

Manipolazione - Ambivalenza - Comunicazione - Foto di Manfred Richter da Pixabay- tree-trunk-4164303_1280

Ambivalenza e manipolazione possono essere compresi attraverso la riflessione sui alcuni dei concetti della Scuola di Palo Alto, che alla riflessione ha dedicato un libro importante, uscito negli Anni Sessanta: Pragmatica della Comunicazione Umana.

Vediamone qui alcuni, che meritano di essere considerati un po’ per tutte le relazioni umane. Dato che è “impossibile non comunicare”, ogni relazione è giocoforza comunicativa.

“Impossibilità di non comunicare”

Uno degli assiomi fondamentali della Scuola di Palo Alto afferma che “non si può non comunicare”.

In un contesto di ambivalenza e incomunicabilità, anche quando l’altro non esplicita le sue intenzioni o motivazioni, il comportamento non verbale e le reazioni indirette parlano chiaro.

Il nostro “intuire” e il sentire che qualcosa non torna in una relazione rientrano proprio in quella capacità di percepire messaggi non espliciti.

Sono quei messaggi non espliciti che la comunicazione umana spesso veicola al di fuori delle parole.

Quando ci accorgiamo che l’altro non accoglie il nostro suggerimento o rifiuta un’opportunità, nonostante le parole di cortesia o di “apertura”, occorre porre mente a un aspetto importante del nostro pensare.

Non è solo la razionalità che ci porta a vedere l’inaffidabilità dell’altra persona, ma è la nostra capacità di decodificare i segnali che non corrispondono al discorso ufficiale.

“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione”

Un altro principio chiave della Scuola di Palo Alto riguarda il fatto che ogni comunicazione non riguarda solo il contenuto (ciò che viene detto), ma soprattutto la relazione tra i partecipanti.

Non riguarda soltanto il messaggio (= contenuto) ma il modo in cui le persone interagiscono (= relazione). Tant’è che la relazione determina il modo di intendere il messaggio che ci viene dato.

Quando ci accorgiamo che il comportamento di una persona non corrisponde alle sue dichiarazioni, è proprio il livello relazionale della comunicazione a emergere con forza.

La relazione tra noi e l’altra persona non è più quella di un semplice scambio neutro (di lavoro, affettivo, di conoscenza). Essa diventa qualcosa che riguarda l’affidabilità, la disponibilità e l’autenticità.

Accade che il modo in cui l’altra persona si pone nei nostri confronti (= relazione) non corrisponde al “contenuto” (= messaggio) che ci sta comunicando.

Questo, in fondo, è un altro motivo di delusione: non tanto il fatto che l’altra persona non sia d’accordo con noi; quanto piuttosto che l’altro non si comporti in modo coerente con quello che afferma.

Vi è uno scarto, anzi una contraddizione, tra messaggio e comportamento del nostro interlocutore.

“La comunicazione è un processo circolare”

Secondo la teoria della pragmatica della comunicazione umana, la comunicazione è un processo circolare.

Ogni azione (verbale o non verbale) genera una risposta che, a sua volta, influenzerà ulteriori azioni.

È il concetto del feedback: la reazione dell’altra persona influenza come noi agiremo, così come il nostro agire influenza il comportamento dell’altro.

Quando, ad esempio, percepiamo l’ambivalenza nelle azioni del nostro interlocutore, c’è una risposta circolare che viene innescata dentro di noi: ci adattiamo alla sua ambiguità, ma, allo stesso tempo, cerchiamo di chiarire la situazione.

Quando ci rendiamo conto che l’atteggiamento di “apertura” dell’altra persona è falsa, la nostra risposta cambia: non abbiamo più fiducia, non offriamo più il nostro aiuto come prima.

Questo continuo adattamento e rispondere alle azioni dell’altro è un esempio chiaro di interazione circolare, in cui non siamo passivi, ma partecipiamo in modo attivo alla costruzione della relazione e alla gestione della comunicazione.

“Ogni comunicazione è un atto di potere”

Un altro concetto importante è che la comunicazione è sempre anche un atto di potere.

La scelta, poniamo, di un nostro collega oppure di un collaboratore di non ascoltare la nostra proposta e di rispondere con la propria agenda, può essere vista come un atto di controllo sulle dinamiche della relazione.

La nostra offerta viene respinta non tanto per una mancanza di interesse, ma forse proprio per un desiderio di mantenere il controllo su ciò che è importante per l’altro.

È come se, tramite l’ambivalenza, l’altra persona cercasse di gestire la situazione a modo suo, senza essere troppo dipendente da noi.

Nella prospettiva della Scuola di Palo Alto, la comunicazione è legata al potere per un semplice motivo: ogni atto comunicativo ha la capacità di influenzare e modificare il comportamento e le relazioni degli individui.

Ogni forma di comunicazione, insomma, si configura come un processo dinamico e sistemico di interazione umana. E come tale influenza e in qualche modo influenza le azioni degli altri.

L’intuizione e la percezione dei segnali non verbali e dei comportamenti indiretti sono così essenziali nella comunicazione umana, se vogliamo cogliere l’ambivalenza e la manipolazione nel comunicare tra persone.

Il fallimento di una comunicazione autentica, anche quando ci sono segnali di apertura verbale, può essere così descritto attraverso i principi della pragmatica della comunicazione, che ci permettono di decodificare la realtà oltre le parole.

COME COMUNICARE IN MODO EFFICACE

Newsletter su comunicazione interculturale, media education, giornalismo e mediazione dei conflitti
📬 Iscriviti subito! E ricevi contributi esclusivi.
ProsMedia
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.