“Mangia e bevi, caro, ma non cambiare”. Così diceva la moglie Rosa al marito Gino, nell’allungargli un banconota da 10.000 lire, un valore pari a 100 euro di adesso.
Nonno Alessio, padre di mio padre, amava ogni tanto raccontarmi quella scenetta. Voleva così rappresentare in modo vivido il carattere di mia nonna Maria, sua moglie. Un tipino peperino, grande lavoratrice, Maria, ma anche assai parsimoniosa.
Nonno Alessio era rimasto orfano a 13 anni, nel pieno della Prima Guerra Mondiale che si combatteva sul Monte Pasubio, a pochi chilometri da dove viveva.
Alessio aveva toccato con mano anche l’influenza chiamata “spagnola”, quando era emigrato – adolescente e orfano di padre e madre – in Lombardia, a condurre la carrozza del padrone di una filanda.
Aveva, insomma, sul volto quel filo di malinconia che segna le persone che hanno vissuto grandi tragedie. Per questo, mi piaceva sentirlo ripetere la scenetta delle 10.000 lire da non cambiare: rideva e si rasserenava.
Nonno Alessio non sapeva che quella della moglie Rosa con il marito Gino era una forma di squalificazione della comunicazione.
Ovvero, un modo di invalidare quanto stiamo dicendo, evitando così di comunicare in modo autentico.
La squalificazione della comunicazione
La squalificazione della comunicazione, teorizzata dalla Scuola di Palo Alto, si manifesta nelle relazioni interpersonali attraverso strategie discorsive che invalidano il processo comunicativo, creando paradossi relazionali.
Paul Watzlawick, nel libro Pragmatica della comunicazione umana (1971), illustra come questa dinamica agisca sul piano metacomunicativo, alterando la definizione della relazione tra interlocutori.
La squalificazione del comunicare, nelle relazioni, si attua attraverso una serie di comportamenti:
Evasione o cambio di discorso (ad esempio, il dare risposte non pertinenti, giusto per deviare l’argomento)
Interpretazione letterale (ad esempio, rispondendo alla frase “Mi tratti come un bambino” con la frase “Ma tu sei un bambino”)
Focalizzazione su dettagli marginali evitando il nucleo del messaggio che l’interlocutore ci manda
Critica esplicita del mittente (ad esempio: “Non sei qualificato per parlare di questo”)
Controsqualificazione (replicare con una contro-offesa anziché rispondere al contenuto)
Gli effetti della comunicazione squalificata
Lo squalificare la comunicazione produce una serie di effetti psicologici.
Ad esempio, la situazione tipica del doppio legame: messaggi contraddittori su piani diversi. Ad esempio, invito qualcuno all’apertura, con le parole, ma mostrare una comunicazione del corpo all’insegna della distanza.
Vi può essere la disconferma dell’identità: il silenzio prolungato comunica “Tu non esisti come interlocutore”.
Squalificare la comunicazione può portare alla cristallizzazione di ruoli: si mantengono schemi relazionali rigili attraverso un’ambiguità sistematica,
Vi può essere una contraddizione tra i canali comunicativi: messaggi verbali affermativi associati a segnali non verbali negativi (es.: dichiarazione d’amore con tono freddo e postura rigida).
Oppure possiamo avere un cambiamento improvviso di argomento per eludere confronti cruciali, definito “gioco di prestigio”.
Rischiamo poi il fraintendimento selettivo di metafore o iperboli, trasformando osservazioni in attacchi personali (“Sei sempre al lavoro” interpretato come “Non ti importa di me”).
Infine, il silenzio attivo come strumento di ostracismo, che comunica disconferma esistenziale attraverso l’assenza di risposta.
La squalificazione della comunicazione può portare a un’escalation simmetrica nel rapporto. Ogni partmer replica con contro squalifiche all’altro che squalifica la comunicazione: “Tu non mi ascolti!”, “Neanche tu!”.
Può inoltre condurre a cristallizzare la relazione in ruoli disfunzionali: l’invalidare in modo ripetuto la comunicazione può consolidare schemi come quello di persecutore e vittima.
Infine, vi è il rischio di un’erosione dell’intimità: una progressiva sostituzione del dialogo con transazioni strumentali, che sono prive di ogni contenuto emotivo.
Squalificare la comunicazione in amore
Ho molto ben presente due dei modi di squalificare la comunicazione. Ricordo ancora, come si ricordano le bruciature sulla pelle, le due scene quasi d’amore che mi hanno insegnato quel modo di squalificazione.
Lei si chiamava Laura e aveva qualche anno meno dei miei 26 anni.
Eravamo seduti nella sua Fiat Uno, in un’inizio di primavera che sembrava compromesso dalla pioggia battente sul cristallo anteriore della macchina.
Era bellissima, quel lunedì mattina, in quella sua gonna di jeans, una camicia con fiori stranamente autunnali e un maglioncino porpora.
I nostri sguardi si incrociavano. Eravamo in silenzio, nel mentre ci fissavamo. Bastava che mi sporgessi un attimo, e ci sarebbe baciati. Per la prima volta.
Siccome sono sempre stato una persona rispettosa ed educata, ho fatto una grande sciocchezza. “Laura, avrei voglia di baciarti”, le dissi.
La sua risposta fu rapida: “Non se ne parla nemmeno”. Si girò verso il volante, mise in moto e cominciò il viaggio di quel giorno tra le colline veronesi, a ricercare un paio di persone da intervistare.
La contraddizione tra ciò che mi aveva detto il suo sguardo e le sue parole era evidente. Ed era evidente che, passando dal linguaggio dei gesti a quello verbale, avevo perso.
La seconda volta accadde al telefono. Credo fosse la quinta telefonata che le facevo quel giorno. Adoravo sentire la sua voce, oltre il cavo del telefono.
“Ci vediamo?”, chiesi a Laura. La sua risposta, anche qui, fu rapida: “Lasciami tempo”.
“Oggi è mercoledì, di inizio maggio. Possiamo vederci il primo mercoledì di luglio”, le dissi sarcastico.
“Così avanti nel tempo?”, disse Laura con la voce rattristata. Al che, non capii più una mazza: mi voleva vedere oppure voleva che uscissi dalla sua vita?
La squalificazione della comunicazione compromette il comunicare. Crea disagio nell’altra persona. Può perfino far soffrire e mandare in crisi.
Come per la disconferma, l’uso dello squalificare la comunicazione è come l’uso dell’esplosivo. Se non viene maneggiato con cura, fa saltare in aria la relazione.
Maurizio F. Corte
* Se mi vuoi scrivere, mi trovi qui: maurizio@praticodinessuno.it
* Sulla squalificazione della comunicazione, secondo la Scuola di Palo Alto, puoi leggere la scheda informativa
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