Mass media e social media, ovvero “media del Potere” e “media popolari”: quale esito può avere uno scontro tra queste due forze?
I mass media sono, da sempre, espressione del Potere. I social media sono, da sempre, il sogno di uno smarcarsi – addirittura di una battaglia – contro il Potere.
C’è peraltro una sola missione più difficile della missione di comunicare contro il Potere. È la missione di difendere il Potere – con la comunicazione – dagli attacchi di chi ha buone ragioni per sputtanarlo.
Il caso di Maria Rosaria Boccia merita di entrare tra i casi di studio di chi ama analizzare la comunicazione del Potere e sul Potere.
Assistiamo infatti, in questa vicenda, allo scontro tra chi usa i mass media e chi può usare solo i social media. Perché avere tutto – social media e mass media – sembra un’impresa impossibile.
Sono tanti e stimolanti gli aspetti di questo caso mediatico, personale e politico, che meriterebbe un saggio da solo.
Non è tuttavia un saggio quello che voglio scrivere nello spazio di un articolo, rifacendomi agli studi che portiamo avanti come ProsMedia.
L’aspetto che voglio trattare è quello dello scontro tra mass media e social media, bene rappresentato dalla comunicazione contro il Potere che Maria Rosaria Boccia sta conducendo dal 26 agosto 2024.
La sta conducendo, infatti, dal giorno in cui l’imprenditrice Boccia ha pubblicato il post – su Instagram – dove dava notizia della sua nomina a Consigliere per i Grandi Eventi del Ministero della Cultura.

Scrivevo prima – e la scena continua – dello scontro tra mass media e social media.
Dalla parte dei mass media, per sua scelta, c’è Gennaro Sangiuliano. Dalla parte dei social media, c’è giocoforza Maria Rosaria Boccia.
Da una parte un ministro, potente al punto da mettere in campo tre forze armate della comunicazione:
- il suo staff per la comunicazione (che comprende anche i social),
- i media che gli sono amici e l’eco che gli fanno i media avversari,
- la sua personale autorevolezza (da ministro, comunque la si pensi)
Dall’altra parte c’è una donna, figlia di una famiglia lontana da posizioni di forza, capace comunque di utilizzare i social.
Maria Rosaria Boccia è di certo capace con i social media. Tuttavia si trova in una posizione da nana contro il Titano (per giunta “nero”, ovvero abile da confondersi con la notte).
Tant’è che quando si azzarda a usare i mass media, l’imprenditrice Boccia rischia grosso, come dimostra l’intervista mancata con Bianca Berlinguer e il suo circo mediatico.
Lo scontro tra mass media e social media
I mass media, come i social, hanno punti di forza e punti di debolezza.
I punti di forza dei mass media stanno nell’autorevolezza – pur in ginocchio rispetto ai ricchi e potenti – nella capacità di penetrazione nella massa, nelle competenze di investigazione.
Il giornalismo, infatti, anche se asservito, quando è chiamato alla battaglia riesce a dare il meglio di se stesso: l‘investigazione, la ricerca delle informazioni nascoste, il dossier.
I social media sono a basso costo. Hanno la potenza di fuoco mirato della comunicazione interpersonale che si fa virale. Si possono permettere libertà e licenze che i media di massa faticano a schierare in campo.
In compenso, i social sono meno autorevoli. Non c’è capacità investigativa in coloro che, di solito, li gestiscono (a meno che non siano giornalisti transmediali). Hanno, poi, un maggiore tasso di emotività.
Come gestire la comunicazione
Che si stia dalla parte del Potere, oppure che ci si batti contro il Potere, vi è una condizione fondamentale per gestire al meglio la comunicazione: conoscere il significato e gli esiti culturali dello strumento di comunicazione che si ha in mano.
Se io uso un martello, so che non può darmi i risultati di un cacciavite; piuttosto che di un’applicazione per lo smartphone. E il contrario.
L’idea che mi sono fatto è che sia Gennaro Sangiuliano (lui e il suo staff di comunicatori) che Maria Rosaria Boccia non abbiano avuto, sin dall’inizio, consapevolezza dei loro strumenti. E, ancor meno, degli strumenti diversi dai propri.
Qui possiamo tirare in ballo l’empatia, la capacità strategica e – soprattutto – lo studio e il rispetto della diversità.
Come insegniamo al Master in Intercultural Competence and Management, se ci mettiamo in una posizione di ascolto nei confronti della diversità, solo allora possiamo comunicare al meglio.
Senza l’ascolto, la comunicazione fallisce. Specie sui media, social o mass media che siano.
Pensiamoci bene. A tratti l’ex ministro Gennaro Sangiuliano (vedi l’intervista al Tg1) è sembrato prevalente. A tratti a prevalere è sembrata Maria Rosaria Boccia (su Instagram).
Di fatto, sono destinati a perdere entrambi. A meno che non mettano in campo cinque fondamentali modi di pensare e di comunicare:
- la consapevolezza del proprio strumento di comunicazione (quali obiettivi, mirato a chi, con quali risultati);
- la consapevolezza dello strumento di comunicazione degli avversari (quali obiettivi, mirato a chi, con quali risultati)
- l’entrare in una logica di verità sostanziale dei fatti
- lo scegliere una logica del conflitto finalizzato a una soluzione win-win, piuttosto che ad azioni di violenza comunicativa unilaterale
- l’avere a cuore una comunicazione human centered, per un risultato che faccia il bene della comunità, dell’umanità che ci rende tutti partecipi di un certo mondo. Oltre all’avere a cuore il proprio interesse
Riusciranno i nostri eroi ad abbracciare una logica differente da quella che li ha governati fino ad oggi?
C’è da aspettarsi un riposizionamento di Maria Rosaria Boccia, che è meno forte sul piano comunicativo. Tuttavia, sarebbe un gran segnale se il Potere – rappresentato da un ex ministro come Gennaro Sangiuliano – sapesse rimodulare la propria comunicazione.
Sull’esito dello scontro tra mass media (rappresentati da Sangiuliano) e social media (interpretati dall’imprenditrice Boccia), mi sento di dire che sarà una sconfitta se entrambi rinunceranno alla verità dei fatti.
Sarà una sconfitta, soprattutto, se rinunceranno all’approccio umanistico alla comunicazione.
Maurizio Corte
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