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Donne del giornalismo. “Miss Fallaci” alla conquista di Hollywood

Miss Oriana Fallaci, serie tv Rai

Tra il fumo di sigarette e il rumore metallico delle macchine da scrivere, le redazioni negli anni Cinquanta sono un’arena dove le donne devono lottare per trovare il loro spazio.

Ma una giovane giornalista sta per cambiare le regole del gioco: il suo nome è Oriana Fallaci (1929-2006).

Prima di diventare la reporter che sfida i potenti, la cronista si muove però tra le luci di Cinecittà, le stelle di Hollywood e il fermento dell’Italia del boom economico.

Con i suoi retroscena scintillanti, la cronaca rosa si rivela in realtà una palestra perfetta in cui affinare occhio critico e scrittura tagliente. E in poco tempo, il duro lavoro viene ripagato. 

Oriana conquista infatti il suo posto nel firmamento del giornalismo, fino a diventare la prima corrispondente di guerra donna in Vietnam.

La miniserie Miss Fallaci ripercorre questi primi passi, mostrando tutte le sue “prime volte”: il primo libro, la prima rivista, il primo amore tormentato.

In otto episodi emerge così un ritratto inedito della giornalista, molto lontano dall’immagine consolidata nel tempo. 

Tuttavia, nei suoi giovani occhi si può già intravedere la donna destinata a scuotere l’Italia con la sua penna affilata.

Prodotta da ViacomCBS International Studios, Minerva Pictures e RedString, Miss Fallaci è disponibile su RaiPlay.

MISS FALLACI. UNO SGUARDO INEDITO SULLA VALCHIRIA DEL GIORNALISMO

Interpretata da Miriam Leone, la serie racconta gli anni in cui Oriana Fallaci lascia il giornale fiorentino dello zio e si trasferisce a Milano per lavorare a L’Europeo.

Dopo aver raccontato la vita mondana italiana, nel 1956 parte per New York con una missione: intervistare la Diva per eccellenza, Marilyn Monroe.

Una sfida impossibile, che però le apre le porte del mondo.

Basata su eventi reali e sui libri I sette peccati di Hollywood e Penelope alla guerra, la serie esplora un periodo cruciale della sua crescita professionale.

Scopriamo allora insieme i retroscena di Miss Fallaci:

  • dagli inizi sulle importanti pagine de L’Europeo,
  • alla sua scrittura innovativa,
  • fino al suo primo seducente libro, scritto tra i divi di Hollywood.

L’Europeo: la prima grande arena giornalistica

Negli anni Cinquanta, L’Europeo è uno dei settimanali più autorevoli del panorama italiano.

Fondato nel 1945 da Gianni Mazzocchi e Arrigo Benedetti, si distingue per una formula innovativa: un settimanale d’attualità con il ritmo di un quotidiano, capace di coniugare inchieste approfondite e soluzioni grafiche moderne.

Per Fallaci L’Europeo è quindi il campo di battaglia perfetto per affermare il proprio talento.

Tuttavia, quale donna degli anni Cinquanta, all’inizio la giornalista è relegata alla cronaca di costume. 

Oriana riesce però presto ad emergere grazie alla sua scrittura incisiva e al suo sguardo critico, raggiungendo traguardi fino a quel momento impensabili per una donna.

Alla fine il sodalizio con il settimanale milanese dura oltre vent’anni, accompagnandola dalla giovinezza fino alla consacrazione come una delle firme più influenti del mondo.

Dentro le righe del “metodo Fallaci”: uno stile da scoprire

Ci sono alcuni momenti nella storia del giornalismo in cui la professione ha cambiato pelle. Uno di questi è quando Oriana Fallaci spalanca le porte de L’Europeo.

Sulle scrivanie della rivista milanese, nel 1954 la giornalista inizia a raccontare la realtà andando oltre il più classico “chi, cosa, dove, quando e perché”. 

Nelle sue mani, il giornalismo si avvicina infatti alla letteratura, anticipando due correnti americane anti-convenzionali: il New Journalism – se non avete letto A sangue freddo, recuperatelo: non ve ne pentirete – e la Non-Fiction Novel.

Sono gli anni Cinquanta e lei sta inventando un nuovo modo di fare giornalismo: accattivante, personale, incisivo.

ORIANA FALLACI: PROFETA DELLO STORYTELLING 

Mentre i colleghi si attengono ancora alle rigide formule tradizionali, Fallaci costruisce scene, dipinge ritratti, scava nell’anima dei suoi interlocutori.

Il suo è uno storytelling ante litteram: sfrutta le tecniche cinematografiche – immagini, soggettive, flashback, incipit in medias res – e le trasporta sulla pagina scritta, donandole vita.

Il reportage si avvicina così alla letteratura, la cronaca diventa racconto, la notizia assume il respiro di un romanzo.

Ma non è solo una questione di stile. 

La giornalista fiorentina mescola anche i registri linguistici con maestria: le sue parole, infatti, danzano sulla pagina tra toscanismi, termini internazionali e dialettali. 

È una scrittura che di certo non si dimentica.

I sette peccati di Hollywood: l’inchiesta sul mondo del cinema

Nel 1956, una sconosciuta Oriana Fallaci arriva negli Stati Uniti per intervistare Marilyn Monroe. Non ci riesce.

Tuttavia quello che scopre nel suo primo viaggio americano vale molto di più: il potere delle donne oltreoceano. 

Si sposta allora in California, per raccontare il mondo dello show business sulle pagine de L’Europeo. 

Ad Hollywood, la fiorentina riesce a svolgere un’inchiesta sociale acuta, svelando i vizi della città «delle pillole tranquillanti e della psicanalisi», in una serie di interviste memorabili.

Fallaci incontra attori, registi, produttori e giornalisti. Li osserva, li racconta, li denuncia, senza mai farsi incantare dalle loro maschere.

E come armi usa le «sue tecniche di spionaggio dolcemente infiltranti».

Nel 1958 raccoglie infine quelle storie nel suo primo libro, I sette peccati di Hollywood: un affresco spietato sulla fabbrica «di statue di cera», dove i divi vengono costruiti nei minimi dettagli da uffici stampa, produttori e reparti di trucco e parrucco.

Il suo giudizio finale? 

Hollywood è una città in cui è impedito «ammazzare la gente e dare scandalo», ma in cui i delitti vengono archiviati e «lo scandalo è più gradito di una cena da Romanoff’s». Iconica.

GLI STATI UNITI: TRA FASCINAZIONE E CONTRADDIZIONI SOCIALI

Come mostra Miss Fallaci, la giovane cronista arriva a New York con occhi sgranati, travolta da ristoranti esotici, ascensori infiniti e donne divorziate. Non ne aveva mai vista una, confessa incredula nella serie Rai.

Per lei gli Stati Uniti sono come un negozio di caramelle per un bambino: una tentazione irresistibile, che afferra con entrambe le mani.

E non solo per reinventarsi, ma anche per offrire alle italiane una prospettiva diversa, mostrando loro un mondo in cui è possibile ambire a un ruolo che vada oltre le mura domestiche.

Ma l’America non è solo lustrini, sogni e celebrità. Per Oriana è anche una «sfinge incomprensibile», un enigma affascinante e seducente, che la conquista per poi respingerla con le sue infinite contraddizioni.

Questo legame di amore e odio culmina l’11 settembre 2001, quando assiste in prima persona all’attacco alle Torri Gemelle. 

Da quell’orrore nasce La rabbia e l’orgoglio, uno dei suoi libri più controversi.

La scrittura è la stessa del 1958, ma l’anima di Fallaci è ormai appesantita dalle brutture del mondo.

Un mondo che ha visto, raccontato e vissuto attraverso tanti anni di instancabile lavoro.

L’eredità di una giornalista combattente

Dalla cronaca rosa al reportage di guerra, la storia di Oriana Fallaci è quella di una Valchiria: una combattente che ha saputo cavalcare le onde della storia con coraggio e determinazione.

Ed è anche un racconto che si inserisce in una narrazione più ampia: quella delle pioniere che hanno ridefinito i confini di genere della professione.

Da quelle prime righe scritte tra le luci di Cinecittà fino alle corrispondenze dai fronti di guerra, emerge quindi un ritratto preciso: una donna che ha anticipato una rivoluzione silenziosa nelle redazioni italiane e internazionali. 

Una rivoluzione che merita di essere raccontata, anche attraverso altre figure che, come Oriana, hanno combattuto le loro battaglie con la sola arma dell’inchiostro.

La serie tv non è infine solo un tuffo nostalgico nel passato. 

Miss Fallaci è anche un invito a cercare sempre la verità, a dare voce a chi non ne ha e a raccontare il mondo con occhi nuovi. 

Oggi, in fin dei conti, l’esempio di Oriana è più attuale che mai: in un mondo di informazioni rapide e superficiali, la verità ha ancora bisogno di chi sappia cercarla e raccontarla.

Anna Ceroni

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