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L’adozione di minori, esperienza contro la discriminazione

Adozione Minori - bambine - bambini - Photo Yannis-H-uaPaEM7MiQQ-Unsplash

I nostri ragazzi sono innovatori. Vivono nel presente con atteggiamenti che per molti di noi adulti sono fantascienza.

Mi riferisco alla naturale apertura dei giovani verso il “diverso”.

Una recente ricerca condotta da Università di Milano, Università Genova e Helpcode Onlus, ha raggiunto un campione di ragazzi nelle scuole superiori di Milano e Genova (40 scuole, 252 classi e 4.552 studenti di età compresa fra i 15 e i 19 anni).

La ricerca ha indagato sulla percezione che gli studenti hanno rispetto ai flussi migratori, sui loro atteggiamenti e comportamenti nei confronti degli immigrati, sulle relazioni con i compagni di scuola di origine straniera e l’esperienza individuale di episodi di discriminazione.

Immigrazione, diversità culturale e discriminazione

Come si evince da un articolo di sintesi divulgato dalla Voce.it: “Ciò che emerge è un quadro abbastanza rassicurante per quanto riguarda l’integrazione fra studenti italiani e stranieri nel contesto scolastico. Il 92 per cento degli studenti italiani intervistati dichiara di essere indifferente tra l’avere un amico italiano o straniero e il 55 per cento riporta di avere almeno un amico stretto con origini straniere”.

Prosegue l’articolo: “Più in generale, il 72 per cento si dichiara favorevole a estendere il diritto alla cittadinanza italiana agli studenti immigrati che hanno completato 5 anni di scuola in Italia.”

D’altro lato, però, affiora anche che il 70 per cento degli studenti stranieri ha vissuto almeno una volta un episodio di discriminazione (dentro o fuori da scuola).

Inoltre, gli studenti italiani riportano una percezione distorta dell’immigrazione in Italia, sovrastimando di almeno 5 punti percentuali le dimensioni della popolazione residente immigrata nel nostro paese (la popolazione straniera in Italia è invece circa il 10 per cento di quella totale, in linea con altri paesi europei).

“I dati – continua la sintesi del report – rilevano pure un certo grado di “avversione” da parte degli studenti nei confronti della popolazione straniera nella società. Circa il 30 per cento del campione considera troppo elevato il numero di residenti stranieri in Italia; e quasi il 40 per cento ritiene che gli immigrati aumentino il livello di criminalità nelle aree nelle quali risiedono”, dato non confermato dalle ricerche in materia”.

Come si sente un ragazzo adottato di diversa etnia

Quando vai per la strada, la gente non conosce la tua storia. Sei solo un nero, un asiatico, un latino-americano o un bianco oltre che bello o brutto, alto o basso.

È qui che si ha la cartina di tornasole della reale capacità di accoglienza di un Paese.

Può accadere come a Michele, nome di fantasia, 26 anni, adottato in Italia che afferma: “Crescere in una famiglia italiana con la pelle più scura è stato difficile. Spesso mi sentivo come un estraneo, anche se i miei genitori erano incredibilmente amorevoli e supportivi. A scuola, i commenti razzisti erano all’ordine del giorno. Tuttavia, col tempo ho imparato a trovare forza nella mia unicità e a educare gli altri sulla diversità.”

Come dice mamma Emanuela: “Avrei tanto voluto che a sei anni non fosse tornato a casa piangente perché definito “nero come la cacca”.

Dalla stessa ricerca ICONA coordinata da ItaliaAdozioni con sette atenei italiani, nella sezione rispetto al tema della nazionalità italiana risulta che il 54,8 per cento del campione ha dubbi sul fatto che i minori adottati tramite l’adozione internazionale siano cittadini italiani a tutti gli effetti.

Questo dato può essere letto come se l’essere italiano potesse in qualche modo “sbiadirsi” per il fatto di essere nato in un altro Paese, nonostante sia stabilito dal nostro ordinamento giuridico che attraverso l’Adozione Internazionale un minore acquisisce la cittadinanza italiana.

I risultati ottenuti ci interrogano sulla rilevanza che può avere per i figli adottati l’essere riconosciuti senza ombra di dubbio come italiani, aprendo ulteriori piste di ricerca sul tema dell’appartenenza e dell’identità.

In particolare, la ricerca ICONA ci suggerisce quanto il riconoscimento di quest’appartenenza, da parte del contesto sociale, possa essere fondamentale e fattore facilitante per la persona adottata nella costruzione e nella definizione di sé.

Contro la discriminazione: il ruolo della famiglia adottiva

L’adozione di ragazzi e ragazze con un diverso colore della pelle può comportare una serie di sfide legate alla discriminazione e all’identità.

L’esperienza dei ragazzi adottati in famiglie di un diverso background etnico può variare notevolmente in base a molti fattori, tra cui l’ambiente sociale, il supporto familiare e le dinamiche culturali della comunità di appartenenza.

Purtroppo, molti ragazzi adottati sperimentano la discriminazione a causa del loro colore della pelle.

Questa discriminazione può manifestarsi in vari contesti, tra cui la scuola, la comunità e persino all’interno della famiglia allargata. La discriminazione può avere un impatto negativo sulla loro autostima e sul loro benessere psicologico.

Le famiglie adottive giocano un ruolo cruciale nel supportare i loro figli e nel prepararli ad affrontare possibili episodi di discriminazione. Questo può includere l’educazione sui temi del razzismo e della diversità culturale.

Le famiglie possono anche promuovere un ambiente inclusivo e amorevole, dove i ragazzi si sentano accettati e valorizzati per chi sono.

Le famiglie adottive, in aggiunta, devono rafforzare il senso di appartenenza in quanto il figlio potrebbe sentirsi diviso tra la cultura della famiglia adottiva e quella biologica.

Il supporto della comunità

Sara (nome di fantasia), 19 anni: “Sono stata adottata da una famiglia bianca e, crescendo, ho avuto difficoltà a riconciliarmi con la mia identità nera. Ho trovato supporto in gruppi di adozione dove ho incontrato altre persone che hanno vissuto esperienze simili. Questo mi ha aiutato a capire che non ero sola e a trovare un senso di appartenenza.”

Il supporto di comunità di persone con esperienze simili può essere estremamente utile. Gruppi di supporto per famiglie adottive e comunità culturali possono fornire un senso di appartenenza e comprensione.

Partecipare a eventi culturali e comunitari può aiutare i ragazzi a connettersi con le loro radici etniche e a costruire una rete di supporto.

È importante che le famiglie adottive e le comunità siano educate riguardo alle sfide specifiche che possono affrontare i ragazzi di diversa etnia adottati. La consapevolezza e l’educazione sono passi fondamentali per combattere il razzismo e promuovere l’inclusività.

Come usare l’esperienza adottiva per una società più inclusiva

I ragazzi adottati con un diverso colore della pelle possono affrontare sfide significative legate alla discriminazione e alla ricerca della propria identità.

Tuttavia, con il giusto supporto da parte delle famiglie, delle comunità e delle istituzioni educative, possono sviluppare un forte senso di appartenenza e autostima.

Ritengo che questi percorsi personali possano essere spesi, come buone passi, anche per integrare ragazzini che non hanno alle spalle il supporto di una famiglia italiana.

Bisogna specificare che i ragazzi immigrati o di seconda generazione non devono fare i conti con la doppia identità del figlio adottato, perché loro una famiglia identitaria chiara ce l’hanno.

La dualità riguarda semmai la percezione di sé in un contesto sociale che non sempre li accetta e che ricalca le differenze anziché i talenti personali.

Perciò ItaliaAdozioni insiste nella divulgazione nelle scuole del concorso L’adozione tra i banchi di scuola. Si parte da un tema che l’associazione conosce, l’adozione, per poi alzare lo sguardo a chi è diverso da noi.

La forza della condivisione di esperienze e la sensibilizzazione promossa dalle insegnanti che gestiscono il progetto porta i bambini e ragazzi a raccontarsi ed ascoltarsi.

Attraverso lavori di gruppo in cui al centro ci sono i diversi tipi di famiglia e le diverse etnie che le compongono, si sensibilizzano bambini e ragazzi ad abbattere credenze infondate e divulgare ciò che per molti ragazzini è già realtà: avere un amico o un’amica di etnia diversa è un arricchimento personale e sociale.

Roberta Cellore

  • Roberta Cellore è la curatrice dei libri Cara Adozione (2016) e Cara Adozione 2 (2022) editi da ItaliaAdozioni. Puoi trovare i libri sul sito di ITALIAADOZIONI

(Foto di copertina: Yannis H, Unsplash)

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