Viviamo con disagio questo tempo di guerre sanguinose e di conflitti, di atrocità e di mancanza di rispetto della dignità umana. Un tempo, poi, di ingiustizia sociale ed economica. E di spregio e disprezzo dell’essere “diversi”.
In un’epoca caratterizzata da flussi migratori senza precedenti, società sempre più multiculturali e interconnessioni globali, il giornalismo interculturale emerge come una necessità imprescindibile per comprendere e raccontare la complessità del mondo contemporaneo.
La diversità culturale non è più un’eccezione, ma la norma: in Italia, circa il 9% della popolazione è di origine straniera.
Questa percentuale – oltre 5,3 milioni di cittadine e cittadini venuti dall’estero – è destinata a crescere, rendendo indispensabile un approccio giornalistico che sappia leggere e interpretare questa realtà multiforme.
Il giornalismo interculturale rappresenta un paradigma comunicativo che va oltre la semplice cronaca dei fatti.
È un giornalismo che si impegna a rappresentare l’immigrazione e la società multiculturale evitando stereotipi e pregiudizi, utilizzando un linguaggio rispettoso dell’altro. E rivedendo i tradizionali concetti di notiziabilità quando si tratta di raccontare le diversità.
Si tratta di una comunicazione interculturale nei media “in grado di leggere, interpretare e rappresentare una realtà complessa qual è quella in cui viviamo”.
Oltre il multiculturalismo: la la scelta dell’intercultura
La differenza tra approccio multiculturale e interculturale è fondamentale.
Il multiculturalismo si limita a riconoscere la compresenza e il rispetto dell’esistenza di una molteplicità di culture.
L’approccio interculturale, proprio del Centro Studi Interculturali diretto dal professor Agostino Portera (Università di Verona), va oltre l’atteggiamento multiculturale e si propone una relazione tra persone diverse.
Non si tratta, si badi bene, solo della differenza tra italiano e straniero. La diversità si esprime anche nella relazione tra giovane e anziano, tra chi vive in una città e chi invece in un borgo in campagna, tra uomini e donne, fra tecnici e creativi di un’impresa.
Questo significa che il giornalismo interculturale non si accontenta di raccontare le diversità come compartimenti stagni. Eso cerca di costruire ponti, di trovare punti di incontro e di favorire il dialogo tra culture diverse.
L’urgenza di questo approccio è confermata dalle ricerche sui media contemporanei.
Un’analisi dell’Osservatorio di Pavia rivela che la voce dei minori migranti è raccolta in meno del 14% dei casi, mentre politici e rappresentanti delle istituzioni dominano l’agenda mediatica.
Questo squilibrio nella rappresentazione evidenzia come i media tendano a parlare delle persone migranti piuttosto che con loro, perdendo l’opportunità di offrire prospettive autentiche e dirette.
Le sfide dell’era digitale
L’avvento del digitale ha amplificato sia le opportunità che le sfide del giornalismo interculturale.
Da un lato, i social media e le piattaforme digitali offrono spazi inediti per dare voce alle comunità sottorappresentate e favorire il dialogo interculturale.
Dall’altro, la velocità dell’informazione online può alimentare stereotipi e disinformazione, rendendo ancora più cruciale la formazione di giornalisti competenti in materia interculturale.
L’intelligenza artificiale, sempre più presente nelle redazioni, presenta nuove sfide per il giornalismo interculturale.
Mentre strumenti come la trascrizione automatizzata e l’aggregazione di dati possono supportare il lavoro giornalistico, è fondamentale che l’approccio interculturale rimanga saldamente ancorato alla sensibilità e al giudizio umano.
L’IA può aiutare nell’efficienza operativa, Tuttavua la comprensione delle sfumature culturali – e la capacità di costruire relazioni di fiducia con le comunità diverse – rimangono prerogative umane.
Formazione: competenze teoriche e pratiche
La formazione in giornalismo interculturale richiede un approccio olistico che combini solide basi teoriche con competenze pratiche specifiche. Le competenze interculturali essenziali includono una serie di elementi
Consapevolezza dei propri frame culturali: comprensione delle proprie finestre mentali con cui si guarda agli altri e alla realtà; e ascolto dei frame mentali delle altre persona
Competenze linguistiche: non solo conoscenza delle lingue, ma comprensione dei meccanismi della comunicazione non verbale e delle differenze pragmatiche
Capacità di analisi critica dei propri bias cognitivi: identificazione e analisi di stereotipi e pregiudizi nella comunicazione con l’altro, specie se diverso da noi
Competenze digitali e dell’Intelligenza Artificiale: conoscenza delle tecnologie per la ricerca, verifica e diffusione delle informazioni in contesti multiculturali. Un particolare riguardo va riservato all’Intelligenza Artificiale.
L’Università degli Studi di Verona, prima in Italia ad aver attivato una cattedra in Giornalismo interculturale, ha sviluppato un modello formativo che integra pedagogia interculturale e competenze giornalistiche.
Il Master in “Comunicazione Europea, Media e Giornalismo Interculturale” rappresenta un’evoluzione significativa, collegando la dimensione nazionale a quella europea e integrando le competenze tradizionali con quelle digitali e dell’intelligenza artificiale.
Il ruolo della deontologia professionale
La Carta di Roma, protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati e migranti, rappresenta un riferimento fondamentale per il giornalismo interculturale italiano.
Approvata nel 2008 e ora integrata nel Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, la Carta di Roma fornisce linee guida precise per adottare termini giuridicamente appropriati; ed evitare la diffusione di informazioni imprecise o distorte.
Il nuovo Codice Deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, entrato in vigore nel giugno del 2025, ha rafforzato questi principi dedicando l’articolo 14 alle “Persone migranti e rifugiate”.
Nei confronti di persone migranti, rifugiate, richiedenti asilo e vittime della tratta, la/il giornalista deve attenersi ai seguenti principi:
- Utilizzare termini rispettosi e appropriati ed evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte.
- Non ricorrere a espressioni denigratorie o discriminatorie.
- Tutelare la persona e non consentirne l’identificazione – salvo diversa volontà espressa dal soggetto – in tutte le circostanze in cui l’esposizione ai media possa arrecare danno agli interessati diretti o ai loro congiunti.
- Assicurarsi che, quando la persona accetta di essere identificata, abbia piena consapevolezza della diffusione mediatica dei suoi dati personali e delle possibili conseguenze per sé e per i suoi famigliari.
Verso un futuro inclusivo
Il giornalismo interculturale non è solo una necessità etica, ma anche una opportunità economica e sociale.
Le competenze interculturali migliorano anche le relazioni commerciali internazionali, facilitano l’integrazione sociale e stimolano l’innovazione attraverso la diversità delle prospettive.
Per i giovani giornalisti, rappresenta un vantaggio competitivo cruciale in un mercato del lavoro sempre più globalizzato.
La formazione continua diventa quindi imperativa.
Il futuro del giornalismo passa, del resto, attraverso la capacità di raccontare la complessità del mondo contemporaneo con competenza, sensibilità e rigore professionale.
Giornalismo interculturale e formazione dei giornalisti
Il giornalismo interculturale non è una specializzazione di nicchia, ma una competenza fondamentale per chi vuole fare informazione nel XXI secolo.
È una competenza fondamentale per chi vuole contribuire alla costruzione di società più inclusive, informate, consapevoli delle proprie ricchezze culturali. E aperte al dialogo con la diversità.
Di qui l’impegno di ProsMedia sia nel Master in Comunicazione Europea, Media e Giornalismo Interculturale che nel Master in Intercultural Competence and Management – Mediazione interculturale, Comunicazione e Gestione dei Conflitti.
In entrambi i corsi di alta formazione universitaria vi è uno spazio di ricerca e di docenza proprio sul giornalismo interculturale e sulla diversità culturale nei media.
Maurizio F. Corte
Agenzia Corte&Media
(IA: uso di Perplexity per le ricerche sul giornalismo interculturale. Foto di Dylan Agbagni da Pixabay)
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